lunedì 6 aprile 2009

Dell'origine della specie [Valkyrie inside]







Il numero di questo mese della rivista Figure-Oh include una serie di interessantissimi articoli riguardanti i giocattoli Takatoku della serie Macross. Sono stati scritti da Koji Iagarashi, che è autore, fra i vari libri, della guida a Chogokin e Popynica universalmente conosciuta come Green Arrow Graffiti, e che è riuscito a rintracciare colui che realizzò il bellissimo prototipo abbastanza grezzo di Valkyria che era possibile vedere nelle primissime pubblicità di questi giocattoli (per chi, lette queste righe, si volesse mettere alla ricerca forsennata di questo prototipo, la cattiva notizia è che si legge questo non esista più).









Questa primissima Valkyria non venne realizzata direttamente dalla Takatoku. Il design di questo modello venne affidato a una ditta chiamata Watanabe Giken, che si occupò di prototipare diversi giocattoli anche per Popy e Takara. Questa ditta è ancora in attività, ma non si occupa più di prototipi da diverso tempo.

Tetsu Watanabe che si occupò del progetto in questione parla di plastica ABS rifinita a mano per le parti di struttura, in unione a parti in resina sempre rifinita a mano per i dettagli. Le precedenti esperienze di prototipi per la Popy si notano chiaramente nel design con giunture con meccanismo a scatto usata in molti deluxe Popy (la Watanabe Giken prototipò anche il Sun Vulcan DX, il Golion e il Dancougar, fra gli altri). Watanabe realizzò anche i prototipi per le Valkyrie HCM.

Un altro articolo riguarda la transizione degli stampi Takatoku alla Bandai passando attraverso la Matsushiro. Iagarashi ci dice:

"Nel maggio del 1984 la Takatoku dichiarò fallimento. La sorte volle che fossero però in procinto di mettere sul mercato i giocattoli del film "Macross: Do You Remember Love". Dopo il fallimento della Takatoku, gli stampi delle valkyrie scala 1/55 vennero affidati al produttore ufficiale, cioè la Matsushiro. La Matsushiro cominciò a produrre le valkyrie 1/55 per il mercato d'esportazione, ma anche lei gradualmente fu vittima di grandi difficoltà finanziarie. La Matsushiro ha perciò cercato di essere acquisita da un grande marchio del mondo dei giocattoli, e ciò divenne la vera connessione fra la Bandai e la serie Macross."

L'articolo procede con un'intervista a Mr. Takayuki Morishima, che lavorava alla Popy nel periodo in cui la Bandai prese il controllo del merchandising della serie Macross dopo l'acquisizione della Matsushiro. All'epoca, come detto, i prodotti Matsushiro erano venduti prevalentemente all'estero tramite esportazione. Quando la Popy prese il controllo delle attività, decise di dare nuova linfa alla serie Macross per il mercato interno. Marishima dice del primo prodotto (la "Hi-Metal Strike Valkyria):

"La Takatoku aveva già creato un modello e anche un prototipo parziale della Strike Valkyria. Qui alla Bandai li usammo come riferimenti per gli stampi. Agli inizi si parlava semplicemente di ristampare i molds Takatoku così com'erano, ma poco prima dell'uscita del film nelle sale, fu deciso di aggiornare e correggere il design. Era già così ben progettato che non volevo aggiungere nulla alla struttura in sè, ma un aspetto su cui insistevo era di aggiungere dei missili alle ali... Un'altra cosa che feci fu di proporre un nuovo design per la calotta del cockpit. Anche la Super Valkyria Takatoku lasciò la calotta com'era nella modalità Battroid, e io volevo migliorarla in qualche modo. Così mi venne l'idea di una parte mobile che poteva scorrere sotto il petto. Finimmo di progettare questa innovazione giusto in tempo per la messa sul mercato della Strike Valkyria, e la proponemmo con un'offerta speciale. Divenne così popolare che lo facemmo anche per la VF-1A. C'è da ricordare anche che, quando abbiamo cominciato a discutere sulla distribuzione della versione Hi-Metal, scoprimmo che la Matsushiro aveva ancora a disposizione moltissime rimanenze di magazzino. Così alcune delle Strike Valkyrie vennero distribuite con adesivi Bandai a coprire le scritte Takatoku. [Una cosa inimmaginabile ai giorni nostri]. Sudo freddo a pensarci..."

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