lunedì 22 dicembre 2008

Cuore d'acciaio Takara

Oggi parliamo di Jeeg robot d'acciaio e del suo fedele Panzeroid editi da Takara a fine anni '70, capolavori imprescindibili della storia del giocattolo.
Chi agli inizi degli anni '80 era bambino si ricorderà in vendita nei nostri negozi preferiti i Micronauti. Ebbene, la somiglianza che tutti noi già all'epoca avevamo notato con Jeeg robot d'acciaio non era una casualità. I Micronauti infatti, prodotti dalla Mego e distribuiti in Italia dalla GIG, furono prodotti usando gli stessi stampi del modellino magnetico di Jeeg venduto con successo in Giappone ma mai commercializzato all'epoca in Italia.
Si tratta veramente di un giocattolo stupendo. Considerato che venne realizzato poco dopo i grandi classici nagaiani della Popy si nota subito che il livello di dettaglio è di cura e estremamente più alto. I colori e le rifiniture non sono esattamente uguali al robot visto nell'anime (braccia e gambe sono tinta unita verde e le trivelle non sono in scala), ma l'attenzione a ricreare con le sfere magnetiche l'aggancio dei componenti è commovente.
Del jeeg classico vennero anche messe sul mercato due strane versioni, una con il corpo bianco e una col corpo nero che però mantenevano la testa colorata normalmente. Probabilmente da qui venne l'idea per realizzare Baron Karza e Force Commander.
Nella versione vintage originale ogni componente è numerato in base allo stampo di provenienza. Il che è anche un metodo sicuro per distinguere la ristampa del 1999 e le successive in cui le diverse parti non sono numerate (altre differenze si trovano nel taglio degli occhi, in piccoli particolari delle trivelle, nei marchi mancanti al di sotto dei piedi ed ovviamente nella diversa scatola). I pugni sono sempre numerati uguali a due a due (nell'immagine sottostante i due pugni a sinistra riportano il numero 1, i due a destra riportano il numero 6)





Jeeg prima versione





Fu prodotto a partire dal 1976-1977. La confezione contiene il robot, i due giunti magnetici, il reggi-trivelle e le due trivelle alloggiati nel polistirolo. Il tutto chiuso dal copri-polistirolo. Erano inoltre presenti il telaio con 3 missili, il telaio con i 4 pugni e il catalogo/istruzioni con un lato a colori e uno in bianco e nero.
La pirma versione del jeeg è quella comunemente conosciuta come "trivelle a punta". Come si evince dalle immagini deve questa definizione al fatto che le trivelle del robot sono appuntite. Considerate troppo pericolose per l'incolumità dei bambini del Sol Levante, vennero sostituite nella versione successiva con trivelle dalla punta arrotondata.






La prima versione di Jeeg presenta sotto il piede destro il logo Takara, sotto il sinistro scritte giapponesi e l'acronimo "NET".





Esistono per altro due varianti della prima versione: la seconda in ordine cronologico presenta la comparsa della scritta JAPAN sotto il piede e includeva il catalogo del gakeen magnetico Takara.


Jeeg seconda versione

Fu prodotto a partire dal 1977. Il jeeg seconda versione presenta sotto il piede sinistro la testa del logo Takara con la scritta JAPAN, sotto quello destro scritte giapponesi senza l'acronimo "NET".





Le trivelle come già detto sono arrotondate. E anche i missili furono leggermente smussati ( sono infatti uguali a quelli dei Micronauti magnetici).
Le scatole delle due versioni sono differenti. Il bollino rosso ha un numero seriale ovviamente diverso ed è leggermente più piccolo che nella scatola della prima versione.
Anche il foglietto delle istruzioni è leggermente differente.


Panzeroid prima versione





Il cavallo si presenta in condizioni mint con tre sacchetti di accessori, il foglietto degli adesivi, il catalogo, il telaio rosso con 4 missili e il telaio blu con i 4 zoccoli. Nella primissima versione la parte finale della coda è appuntita. I 4 missilini sono più appuntiti che nella seconda versione e si presentano (così come gli altri accessori) di un rosso molto intenso.





Panzeroid seconda versione

La terminazione della coda è arrotondata per motivi di sicurezza.





I 4 missili attaccati al telaio hanno la punta stondata per non essere pericolosi e si presentano di un rosso sbiadito.


Giftset Jeeg con Panzeroid




Il bellissimo giftset contenente sia Jeeg che il cavallo è l'ultima incarnazione in ordine cronologico di casa Takara (probabilmente edito nel 1980). All'interno troviamo un jeeg seconda versione e un panzeroid seconda versione.



mercoledì 10 dicembre 2008

Lansay Blue Treds (beta) Fighter & Alpha Fighter (2-pack)





La Gakken aveva inizialmente in progetto di produrre un Beta Fighter da affiancare all'Alpha Fighter precedentemente realizzato. Alcuni prototipi di test e samples per i rivenditori vennero realizzati in Giappone in tutti e tre i colori (rosso, blu e verde). Ma l'intero progetto venne abbandonato e così questi giocattoli non vennero mai prodotti e messi in vendita nei negozi. Questo finchè non entrò in scena una casa produttrice di giocattoli chiamata Lansay!
La Lansay, compagnia d'origine francese, acquistò una quantità imprecisata di questi Treds (Beta) Fighter e li mise in vendita nei negozi di giocattoli e si dice anche nelle fumetterie. Questi Treds sono tutti nella colorazione blu e furono prodotti a Singapore (a differenza dei prototipi originali che riportano made in Japan). Inutile dire che questi Treds Fighter sono i giocattoli più rari fra quelli della serie Macross. Solo pochissimi esemplari sono stati avvistati nelle aste francesi.
La Lansay mise anche sul mercato gli Alpha Fighter da 5'' in un 2-Pack o in confezioni singole, ognuno con ciascun tipo di Tred Fighter. Mentre l'Alpha varia nella colorazione, il Tred si trova sempre blu. Gli stessi Alpha erano differenti e avevano le braccia colorate. L'immagine sotto mostra la differenza.









Gakken Blue Alpha Fighter 8''




Il Blue Alpha Fighter è il caccia dell'esercito della colonia marziana pilotato dal mitico Scott Bernard. Questo giocattolo è veramente un prodigio di design misto ad un'ottima fattura e ad una incredibile trasformazione. Non fu prodotto negli anni '80 dalla Bandai ma bensì dalla Gakken così come altri innumerevoli giocattoli tratti dalla serie Macross e dai suoi derivati. Il Blue Alpha Fighter è stato distribuito in diverse confezioni, dalla sobria scatola Gakken, a quella con la scritta "Robotech" e non ultima la versione giapponese.
Tra le varie versioni del Blue Alpha Fighter questa vanta sicuramente il migliore sculpt della testa. Può trasformarsi con semplicità ed effetto nelle tre configurazioni viste nella serie animata.





martedì 23 settembre 2008

Yuji Nishimura catalogue



Un po' di conoscenza dei libri e cataloghi relativi al mondo del collezionismo robotico non credo faccia male. Partiamo con una piccola recensione del cosiddetto "Nishimura". Questo immancabile catalogo contiene descrizioni dettagliate di parecchi prodotti Popy, e gli esemplari presenti, fotografati da Kotaro Ina, appartengono alla collezione di Yuji Nishimura. Ogni giocattolo viene brevemente descritto e accompagnato da un'immagine della scatola e del contenuto della confezione in termini di accessori e cataloghini allegati. Non vi ricordate quanti missili dovrebbe avere il getter poseidon? Non vi ricordate che cataloghino era allegato all'astroboy GA-62? Quest'opera ha la risposta giusta per tutte le vostre domande!
Si inizia con la serie GA Popy, partendo dal venerando GA-01 nelle sue varie incarnazioni, e poi via via fino al GA-99 passando per la serie getter, mazinger, robocon, goldrake, gaiking, i vari (e bellissimi) meisaku, poi danguard, daimos, starzinger e infine daltanious. Si passa poi alla serie GB, dai tre componenti del daltanious deluxe attraverso doraemon, gordian, godsigma, tetsujin 28, i personaggi di muteking, golion, gold lightan, godmars e via via fino al GB-99. Si procede con la serie GC, le edizioni "Eternal heroes" e la serie GD. E ancora, si parla di cataloghi, collezionisti, negozi, per poi passare alla serie Shogun Warriors, in versione standard e mini, i mini Godaikin e quelli standard, i tarocchi made in Taiwan. E si finisce in bellezza con una carrellata di pubblicità di negozi per chi, alla fine di tutte queste meraviglie, non saprà resistere a spendere tutto il proprio conto bancario in chogokin.
E' davvero immancabile, sarà la vostra bibbia mentre puntate su ebay o YJ per confrontare scatole e accessori. Non facilissimo da recuperare, ma se lo trovate non esitate!

martedì 9 settembre 2008

Pegas Nakajima





Ringraziando il sommo amico collezionista che ogni tanto ci illumina con le schede sulle varie versioni e varianti dei nostri amati giocattoli, ecco una panoramica sul Pegas DX prodotto dalla Nakajima. La foto qui sopra è assurda, trasuda un'infinita passione oltre a un nobile rigore collezionistico. Faccio un bieco copia/incolla dal forum di Giocattolivecchi, davvero non potrei modificare cotanta precisione e conoscenza:

1° Versione: basetta rimovibile con clip in plastica rossa per il bloccaggio nei piedi; 3 paia di pugni di cui 2 blu-cromate e un paio rossi; 4 personaggi grigi.

2° Versione: Basetta rimovibile ma senza clip, il bloccaggio avviene per incastro tra i piedi; non ci sono più i pugni rossi ma rimangono 2 paia blu-cromati; 4 personaggi grigi.

3° Versione: la basetta diviene fissa avvitata sotto ai piedi; 2 paia di pugni di cui un paio rossi e uno blu-cromati; 4 personaggi grigi.

4° Versione: come la 3° ma con 2 paia di pugni blu-cromati.

5° Versione (da esportazione): basetta fissa avvitata, 2 paia di pugni completamente blu, 4 personaggi gialli. Sulla scatola appare la scritta argentata "PEGAS". Lo stampo della testa sembra un pò diverso per l`angolo delle corna ma non ho modo di verificare se è una differenza comune a questa versione.

A parer mio, l'evoluzione del pezzo è stata obbligata da difetti di progettazione: la clip è molto delicata e se non si sta attenti dopo poche volte di metti e togli rischia di spezzarsi; l'evoluzione potrebbe essere stata quella di eliminarla e di incastrare la basetta in mezzo ai piedi ma anche questa soluzione presenta difficoltà una volta agganciata a toglierla. Forse stanchi di rimediare, l'hanno resa fissa avvitandola e morta lì.
Per la colorazione ed il numero di pugni potrebbe trattarsi solo di risparmio nella produzione.
Ciò che a me perplime di più è invece il colore diverso dei personaggi per la versione esportata, proprio come per la frusta di Tekkaman i colori cambiano: la frusta gialla del Japan diviene grigia nella versione giunta a noi; i personaggi grigi del Pegas Japan divengono gialli in quello nostrano.


Nello stesso post si parlava anche di Pegas Takemi, magari approfondiamo un'altra volta. Per ora credo possa bastare questa bella descrizione del Nakajima e la bellissima foto da esercito in formazione.




lunedì 8 settembre 2008

Goodbye Innocence



Non che ciò c'entri pienamente con l'argomento robotico... ma le immagini della recente campagna pubblicitaria della SHS (produce abbigliamento per teenager, per chi non avesse capito) mi hanno abbastanza colpito. La rebellione del passaggio all'età adulta, il desiderio di indipendenza, i simboli degli istinti innocenti uccisi a colpi d'arma da fuoco che giacciono come trofei di una battuta di caccia grossa nella savana della transizione ormonale. Il team artistico è tutto italiano: il fotografo è Riccardo Bagnoli, l'illustratore Claudio Luparelli, l'art director della campagna Giovanni Settesoldi. Quel gusto retro anni '70 nei colori e nella composizione merita davvero attenzione nonostante stiamo parlando di vestiti di terza categoria. Poi il teschio di Hello Kitty è geniale, devo farmene fare uno da mettere in salotto davanti al caminetto per appoggiarci il bicchiere di brandy nelle fredde sere d'inverno.


Aracnofollia




In Australia ho visto dei ragni grossi. Uno ha anche avuto la brillante idea di venire a casa con me una sera attaccato all'Eastpack e di pungermi (mordermi? avvelenarmi?) all'altezza della spalla sinistra. Sembrava che avessi indosso il costume di carnevale di He-Man delle elementari...
Questa amorevole creatura è alta 18 metri. Centimetro più, centimetro meno. Ed è costato la bellezza di 1,8 milioni di sterline. 1 milione di sterline al metro. Il tutto realizzato dal gruppo di artisti meglio noti come "La Machine" in onore delle celebrazioni di Liverpool Capitale della Cultura 2008. L'animaletto ha girato un po' per le strade della città fino al gran finale della manifestazione di ieri sera. Ora sarà al calduccio nel suo nido.
Tra l'altro a me ricorda molto un tachikoma giallo di GITS... erro?

martedì 2 settembre 2008

I curiosi animali robot di Ann P. Smith





Vorrei arredarci l'intera casa! Si lo so, lo so...la polvere...
Queste curiose quanto affascinanti bestiole meccaniche sono opere dell'artista Ann P. Smith, e sono realizzate con elementi di recupero elettronico unito a materiali più comuni come legno, metallo ecc. Se ben guardate le figure noterete segmenti di cavo elettrico, viti, bulloni, parti di schede e circuiti elettronici. Il risultato è stupefacente, tanto che si sono interessate di lei e delle sue opere diverse riviste tra cui GQ e Wired. Alcune delle sue creature si possono trovare al Decordova Museum store a Lincoln, al risd/works a Providence (www.risdworks.com), e da Cog and Pearl a Brooklyn (www.cogandpearl.com). Altre sono in vendita su Etsy, ma i pezzi di grosse dimensioni non sono propriamente economici.
In ogni caso consiglio un giretto sul suo sito per dare un'occhiata alla galleria dei suoi lavori. Bellissimi!





lunedì 1 settembre 2008

La 'S' di Suturo sulla sua cintura... ehm...





Spulciavo le pagine di ebay qualche giorno fa e... cosa mi ritrovo? Questa pistola di Capitan Suturo, il celebre medico da campo interstellare dei nostri antichi pomeriggi davanti alla TV! Mi pare di sentire i suoni azionati dal grilletto e di vedere le scintille all'interno della parte in plastica rossa trasparente. Spero tanto che sia un bootleg, non posso davvero vedere la mitica cintura di Capitan Futuro con quella S...

giovedì 28 agosto 2008

Certo Amici! Che Somiglianza!

Una comune AF di Dragonball mi ha ricordato il suo clone perfetto. Adesso ditemi se non si assomigliano :)


Intervista a Takeo Mitsui [Takatoku Toys inside]


Offro una traduzione in un italiano semi-comprensibile di un intervista a Takeo Mitsui apparsa sul numero di aprile 2002 della rivista Figure-oh. Riprendo e adatto liberamente il testo, tradotto dal giapponese in inglese, dalle pagine di toyboxdx. Mitsui, per chi non lo sapesse inizio a collaborare con la Takatoku Toys nel 1975 e supervisionò molti dei progetti dei loro giocattoli fino al fallimento della società nel 1984. Il Gyajuten-oh dorato che si può ammirare nell’immagine è uno speciale prototipo che non ha mai raggiunto la produzione su larga scala, ma che è ancora in possesso di Mitsui nonostante siano passatti diversi anni.

Per favore, ci parli della Takatoku Toys.

L’azienda fu fondata in origine per fornire prodotti per fiere e festival. In seguito riuscimmo ad ottenere la licenza ufficiale della serie Kamen Rider che si rivelò un grande successo. Da quel momento in avanti ci siamo concentrati sui personaggi che provenivano dalle serie televisive.

Qual è l’origine del nome Z-Gokin?

Durante la guerra fra Russia e Giappone, le navi da guerra della flotta giapponese combattevano sotto il segno delle così chiamate “Z- Flags” (Bandiere Z, NdR). La lettera Z ha da sempre rappresentato l’idea di forza e imbattibilità. Penso che sia questo a cui si sono ispirati nella creazione di quella particolare linea di giocattoli.

I giocattoli della serie Z-Gokin sono molto ben proporzionati anche secondo gli standard moderni.

Il design è stato incredibilmente ben orientato sin dall’inizio. Forse fino al punto da non essere conforme agli standard di ciò che all’epoca era considerato “di moda”? E’ stato effettuato un grandissimo lavoro per portare alla vita un concetto di giocattolo così innovativo.
Gli Z-Gokin attirano gran parte dell’attenzione, ma anche i vinili morbidi furono ben realizzati.
Anche che se stiamo parlando di giocattoli da 150 yen, ne vendemmo milioni di unità. I piccoli negozi all’ingrosso, i festival e altre cose del genere richiedevano un enorme quantità di giocattoli. Fino al punto che io stesso ne ero sorpreso. L’approvazione ufficiale dei modelli era decisamente noiosa. I volti non sembravano un gran che, e così era necessario correggerli e riprovare diverse volte. Così c’erano sempre un sacco di problemi legati ai prototipi. Alla fine mi dicevano “senti, basta che mi dici come vuoi che sia fatto! Vieni qui direttamente tu e fammi vedere!" (ride) Così mi presentavo con una spatola o con qualche altro attrezzo. Non c’era altro da fare che convincerli a concedermi un po’ di tempo, magari una giornata intera, e osservare quello che facevo per poi rifarlo esattamente uguale (ride).

Così lei ha creato nel vero senso della parola quei giocattoli!?

Mi sono diplomato al corso di scultura di una scuola d’arte. Ho studiato la postura dello scheletro, le espressioni facciali eccetera. Ma io modificavo soltanto i volti. La cosa divertente era che i personaggi in vinile cominciavano ad assomigliarmi! (ride) Trovavo molto divertente entrare a far parte di un giocattolo così profondamente.



Quindi i volti dei vinili morbidi sono parzialmente ispirati al suo, signor Mitsui!

Sono abbastanza sicuro nel dire che ciò è iniziato con i personaggi della serie Zendaman (1979).

Così è per questo motivo che i giocattoli in vinile morbido hanno inziato ad essere così belli a partire da quella serie in avanti. Ha risolto un mistero! (ride)

Collaboravo con la Takatoku da circa un anno quando iniziò la serie delle Time Bokan (1975), quindi lavoravo senza avere ancora la giusta esperienza nel campo. Ma a partire dal secondo e terzo anno ho cominciato ad essere più conscio di ciò che stavo facendo. Pensavo alla direzione da prendere per rendere felici i bambini che acquistavano i nostri giocattoli. Quando è davvero quello il tuo obiettivo, sei più concentrato sul tipo di reazione che vuoi generare nel pubblico. Fu così che decisi di dare ai personaggi meccanici un design più spigoloso. In poche parole, ho cominciato a lavorare ad idee che potevano ricevere un’ottima trasposizione in tre dimensioni.

Yattodettaman (1981) fu il primo robot gigante in assoluto ad apparire nelle serie Time Bokan.

Ci eravamo detti che volevamo sperimentare l’idea dei robot per un po’. Questo perché le altre case produttrici di giocattoli stavano mettendo sul mercato moltissimi giocattoli relativi a serie robotiche. Non eravamo sicuri che il concetto di robot si sarebbe ben integrato con le serie Time Bokan. Ma mi dissero che volevano che io facessi un tentativo. Il settore di sviluppo voleva ancora che la serie successiva mantenesse il tema dei personaggi ispirati al mondo animale, come era stato in precedenza, ma le vendite iniziavano a calare. La Fuji television, che produceva la serie, disse che voleva mantenere il tono comico, e che non avrebbe dato il benestare se l’introduzione dei robot avesse implicato toni più seri per il cartone animato. Così mi presi carico di andare personalmente dagli animatori della Tatsunoko per discutere della faccenda, e il risultato fu che il signor. Sasakawa stabilì: “Anche i robot possono essere divertenti” (ride) Eravamo abbastanza preoccupati per come riuscire a trasformare l’idea di un robot divertente in un giocattolo, ma il signor Sasakawa ci disse “Voglio che guardiate la serie. Ma i giocattoli sono giocattoli, rilassatevi e fateli senza pensarci troppo”. Alla fine riuscì in qualche modo a convincere per conto nostro la Fuji television ad inserire un robot nella serie.

Come andarono le vendite?

Andarono bene. Appena al di sotto del picco massimo delle Time Bokan che si ebbe con Yattaman (1977). Eravamo soddisfatti di aver creduto nel progetto e di averlo realizzato.

In Ippatsuman (1982), il robot cambia improvvisamente da Gyakuten-Oh a Sankan-Oh a metà della serie.

In verità questo fu programmato fin dall’inizio. E’ stata una nostra specifica richiesta. Un robot all’anno andava bene, ma volevamo ampliare le vendite. Era una specie di assicurazione, nel caso in cui uno dei nostri progetti non avesse riscosso successo. Chiedemmo alla Tatsunoko di occuparsi direttamente di disegnare il soggetto, ma dal Daikyojin in avanti ci siamo sempre occupati noi della scelta dei colori. Ci furono diversi problemi con la fragilità di alcune parti, con gli stampi eccetera. Dovevamo pensare con cura a dove utilizzare parti dorate invece che gialle e altri problemi del genere. Abbiamo affrontato ogni tipo di lamentela da parte della Tatsunoko perché alcuni colori non andavano bene per il cartone animato e rendevano il processo di colorazione dei cell veramente arduo.

In Itadakiman (1983) i robot giganti scompaiono e lasciano di nuovo il posto al tema degli animali meccanici.

Decisero di cambiare rotta perché le emittenti televisive dissero che i robot giganti non 'tiravano' più. E così, basandoci sulla idea tipica della Tatsunoko degli animali meccanici che si trasformano, arrivammo all’idea di personaggi che si trasformano ruotando alcune parti.

E con Itadakiman, la serie giunse alla conclusione. Che cosa le ha lasciato l’esperienza con le serie Time Bokan?

Le Time Bokan hanno rappresentato la mia prima opportunità di lavorare con personaggi tratti dalle serie animate. Tutti noi dello staff abbiamo imparato molto. Le difficoltà legate all’animazione e alla produzione di giocattoli ispirati ad una serie, ma anche il grande divertimento che ne consegue. Le Time Bokan rappresentano le fondamenta del mio concetto di “character business”, e mi hanno insegnato ad avere il mio stile personale nel realizzare giocattoli.

mercoledì 27 agosto 2008

Peace And Mechanization!

Pace e meccanizzazione a voi!
Apre oggi (in realtà è già online un po' ma senza contenuti) questo blog tutto da decidere oltre che tutto da scrivere e da impaginare. DOMANDA: Di cosa si parlerà? RISPOSTA: Di giocattoli vintage ispirati alle serie animate e non degli anni '70 e '80, di robot in generale e anche di qualsiasi altra cosa io abbia voglia :) Sono un aspirante collezionista di robottame vario e lungi dall'essere un esperto condividerò con voi (voi chi ancora non lo so) le miei impressioni, conoscenze, scoperte, acquisti e quantaltro. Se saranno riscontrati errori non me ne vogliate, non son qui per insegnare niente a nessuno, solo per concedermi un'altra manifestazione della mia insana passione per i giocattoli che mi tenga lontano dal dilapidare troppo in fretta il contenuto del mio portafoglio su ebay ^__^ Ah... cosa importante! Ruberò senza ritegno fotografie e immagini dalla rete, ma visto che non traggo profitto da questo blog spero che nessuno si arrabbierà troppo. Tutti i copyright e i diritti d'autore sono dei rispettivi proprietari. Io non posseggo nulla se non la mia faccia.
Che altro dire... che si dia inizio alla robotizzazione!